LEA GAROFALO, DELITTO DI 'NDRANGHETA, III Udienza (12 aprile 2013)
DELITTO DI 'NDRANGHETA
"DOVEVAMO AMMAZZARE ANCHE DENISE, SECONDO CARLO COSCO"
III Udienza, Lea Garofalo (12 aprile 2013)
I Corte d'Assise d'Appello di Milano
PARLA il collaboratore Carmine VENTURINO (l'ex fidanzatino di Denise): "Loro sono una potente famiglia di 'ndrangheta. Carlo Cosco, soprattutto, è un uomo molto pericolo, molto influente, con molte amicizie. Carlo COSCO non decide lui di uccidere Lea Garofalo, questo è un omicidio imposto dalla 'ndrangheta...".
Video tratto dal TgLa7 del 12 aprile 2013
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LA FIGLIA DI LEA GAROFALO RICONOSCE I
GIOIELLI DELLA MADRE
Nell'udienza
per il processo d'appello Denise Cosco identifica gli oggetti ritrovati insieme
ad alcune ossa della donna scomparsa nel 2009. Il padre, che
si è attribuito la responsabilità dell'omicidio, verrà sentito
il 16 aprile
A quasi
due anni di distanza Denise Cosco torna a sedersi come testimone davanti ai
giudici della Corte d'Assise, stavolta d'appello, per riconoscere i gioielli di
sua madre, Lea Garofalo. Gli oggetti, trovati un po' bruciati insieme ai
frammenti di ossa in un tombino, hanno contribuito a collegare i resti
proprio all'identità della donna scomparsa da Milano il 24 novembre del 2009.
Il ricordo della festa di compleanno - In aula la ragazza, oggi 22enne, è rimasta solo qualche minuto. Ha descritto la collana e il bracciale che la madre avrebbe avuto con sé il giorno in cui di lei si persero le tracce. Li ha riconosciuti tra quelli delle foto mostrate dal procuratore generale, insieme ad un coltellino di piccole dimensioni. La sua audizione era limitata a questo riconoscimento, la ragazza non ha potuto quindi rispondere ad altre domande che non fossero relative all'argomento. Solo prima di essere congedata dalla Corte, ha voluto precisare un dettaglio: non partecipò mai alla festa di compleanno che il padre Carlo Cosco le organizzò, quando la madre era già scomparsa, nel 2009.
"Hanno
festeggiato senza che ci fossi io". "Mia madre scomparve il 24
novembre - ha affermato Denise - dopo qualche ora avrei compiuto 18 anni e mio
padre aveva avuto la brillante idea di farmi una festa, ma io gli avevo detto
che non avevo niente da festeggiare. Nonostante ciò, lui aveva invitato i miei
amici e la festa si era svolta senza che io ci fossi. Io non sono andata perché
era scomparsa mia madre". Poi, Denise ha aggiunto, ironica: "Un amico
di mio padre mi disse che lui c'era rimasto male perché non ero andata e io
pensai: 'ah, c'è pure rimasto male...'".
Carlo
Cosco verrà sentito il 16 aprile -
A pochi metri di distanza, rinchiuso nella gabbia della grande aula, c'era
proprio Carlo Cosco, la cui difesa ha chiesto e ottenuto il suo esame. Il padre
di Denise, che nelle scorse udienze, con dichiarazioni spontanee aveva esordito
dicendo "Mi assumo la responsabilità dell'omicidio di Lea Garofalo"
verrà sentito in aula il prossimo 16 aprile e risponderà alle domande delle
parti. "Aspetto con doveroso rispetto le dichiarazioni dell'imputato al
quale va accreditato il diritto di dire la sua verità", ha affermato il
suo difensore Daniele Steinberg.
"Quello
che è certo - ha precisato il legale - è che non risulta da nessuna parte che
Carlo Cosco sia legato alla 'ndrangheta". A far riferimento alle 'regole'
della 'ndrangheta quale movente dell'omicidio di Lea Garofalo è stato il
pentito Carmine Venturino che ha fornito dettagli anche crudi sulla distruzione
del cadavere di Lea Garofalo. "Quel che è certo - ha precisato ancora il
legale - è che nonostante le dichiarazioni di Venturino Carlo Cosco non ha mai
pensato neanche lontanamente di far del male a sua figlia".
da SKY.IT - Tg24 - Cronaca
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