CASO LEA GAROFALO (4 udienza Milano), parla la BESTIA 'ndranghetista Carlo Cosco


OMICIDIO LEA GAROFALO 
IV Udienza del 16 aprile 2013
 I Corte d'Assise d'Appello di Milano
Parla il mafioso Carlo Cosco, l'assassino della sua ex compagna

DUE PUGNI. "Non l'ho strangolata, dopo che le ho dato due pugni aveva gia' perso conoscenza, quando ha picchiato la testa per terra secondo me era gia' morta e ha iniziato a perdere sangue". 


LA SCUSA. "Era verso le sette e qualcosa io, Venturino e Lea siamo saliti, abbiamo visto la stanza del letto e abbiamo parlato del bagno che era tutto vecchio, da rifare. Man mano che parlavamo sono successe delle parole (testuale, ndr). 'Non ti faccio piu' vedere Denise. Sei sempre uno str..., hai la testa che avevi prima, dicevi che la casa non ce l'avevi e invece ce l'hai', mi ha detto lei. 'Ma la casa non e' mia', ho risposto e lei mi ha detto che non se ne voleva andare piu' e non mi avrebbe piu' fatto vedere Denise". 

DOPO L'OMICIDIO... "sono andato a casa a rilassarmi un po', ero ancora tutto agitato, poi sono andato in via Montello, ricordo che c'era la partita... C'era mio fratello Sergio, gli ho detto e' successo questo, cosi' e cosi', l'ho uccisa. Vedete come dovete fare per fare sparire il corpo. Lui mi ha detto: vai a consegnarti. Io non sono andato a consegnarmi perche' non volevo perdere mia figlia Denise". 

LA SCOPERTA. "Se organizzavo l'omicidio come dice la procura io adesso non sarei qui". 
(fonte AGI)

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